Nell’Etiopia dei Sessanta e Settanta il tastierista e arrangiatore Hailu Mergia è stato importante tanto quanto il più famoso Mulatu Astatke – che infatti appare in veste di vibrafonista nel classico ethio-jazz “Tche Belew”, disco strumentale di Mergia e i suoi Walias.
Da solo o con band, Hailu fu tra i primi a prendere melodie e scale tradizionali etiopi innestandole su ritmi funk e modalità jazz. Purtroppo non fu altrettanto fortunato internazionalmente: fino a pochi anni fa per sbarcare il lunario Hailu guidava taxi a Washington DC, senza però aver mai smesso di fare e suonare musica. Eppure, proprio negli States (a cui chiese asilo politico negli 80), il nostro compose e registrò il suo capolavoro: “Shemonmuanaye”. Una gemma rara in cui suoni futuri e musiche passate fluiscono naturalmente: Hailu programma drum machine e synth e ci suona sopra con la fisarmonica, producendosi in ariose composizioni circolari su scale misteriose e senza tempo.
Una provvida ristampa di Awesome Tapes From Africa ha per fortuna riportato interesse verso Hailu che così è tornato a suonare a tempo pieno. Ora sono quasi due anni che è in tour in trio e che sia al synth, al piano elettrico o alla sua amata fisarmonica, Hailu Mergia non ha perso un’oncia della sua espressività, anzi, forse la sua musica è persino più evocativa e articolata di prima. Testimonianza ne è “Lalu Bela”, l’album del “ritorno” uscito a febbraio. Un maestro vero.
Scritto da Marco Caizzi