È quasi un ritorno alle origini quello di James Brandon Lewis con il suo Red Lily Quintet. Il percorso musicale del sassofonista statunitense parte infatti dalla musica gospel e se “Jesup Wagon” del 2021, il primo acclamato album del quintetto, omaggiava con le sue poesie in musica George Washington Carver, che potremmo definire il padre dell’agricoltura sostenibile, con “For Mahalia, With Love”, uscito sul finire dello scorso anno, viene reso un vero e proprio tributo all’icona gospel Mahalia Jackson. Ecco allora canzoni della tradizione che vengono reinterpretate e trasformate in brani del jazz contemporaneo.

Reduce da un tour europeo insieme ai Messthetics, il power trio che unisce la sezione ritmica dei Fugazi – Joe Lally e Brendan Canty – alla chitarra di Anthony Pirog, James Brandon Lewis negli ultimi anni lo abbiamo visto a Roma un paio di volte sul palco estivo della Casa del Jazz. Nel 2021 era ospite di Giovanni Guidi in “Ojos de Gato”, il tributo a Gato Barbieri a quarant’anni dalla pubblicazione di The Third World, nel 2023 alla guida del quintetto Unruly Manifesto, un ensemble dedicato alla musica di Ornette Coleman e Charlie Haden, con un disco omonimo su Relative Pitch nel 2019 che vedeva alla tromba Jaimie Branch.In quell’occasione era accompagnato da Kirk Knuffke alla cornetta, Anthony Pirog alla chitarra, Shahzad Ismaily al basso e Ches Smith alla batteria.

Oggi torna per il Roma Jazz Festival con una formazione che vede ancora una volta Kirk Knuffke alla cornetta insieme a Tomeka Reid al violoncello, Silvia Bolognesi al contrabbasso, che prende il posto che su disco è di William Parker, e Chad Taylor alla batteria.