In una recente intervista i Butcher Brown hanno affermato che il rapporto tra jazz ed hip-hop funziona come una sorta di “dare avere”, in cui l’hip-hop abbraccia tutte le forme musicali che l’anno preceduto come il funk, l’R&B e il reggae. Ed è proprio da questo nesso che bisogna partire per poter spiegare la musica del collettivo americano, che da sempre ha utilizzato il jazz come cornice di sperimentazione, trasformandolo in un qualsiasi ibrido sonoro che la loro mente collettiva potesse immaginare, ma soprattutto capace di creare qualcosa che onori entrambi le tradizioni.
Attraverso una forma libera che sembra virare verso l’astratto, i Butcher Brown combinano i singoli elementi della musica nera in qualcosa di grande e maestoso, mantenendo però ben saldo il filo diretto con le loro radici afrobeat, che si insinuano all’interno di sassofoni squillanti e cavalcate groove dal ritmo sempre in levare.
Le loro esplorazioni sciolte e rilassate navigano all’interno di stili sempre diversi, che incoraggiano la band a intraprendere percorsi alternativi ma complementari, mettendo in mostra il suo amore per il jazz caldo e funky. A completare il tutto, una presenza live killer che si traduce in una fusione di jam morbide che cercano costantemente di rifuggire alle convezioni di genere.
Scritto da Fabrizio Melchionna