Lo aspettavamo l’estate dello scorso anno per l’evento che doveva aprire “Una Striscia di Terra Feconda”, il festival italo-francese diretto da Paolo Damiani e Armand Meignan, un doppio concerto che accanto al quartetto formato da Enrico Rava, Baptiste Trotignon, Darryl Hall e Aldo Romano, avrebbe dovuto vedere lo Chance Trio di Henri Texier. Ed è con questo trio, una versione ridotta del quintetto con il quale ha realizzato l’album “Chance”, pubblicato da Label Bleu nel 2021, che il contrabbassista francese si presenta finalmente alla Casa del Jazz.
Musicista storico della scena jazz europea, Texier fin dai primi anni sessanta ha iniziato a dividere il palco con nomi quali Jean-Luc Ponty, Michel Portal, Chet Baker e Bud Powell, per poi collaborare con Don Cherry, omaggiato nel 2010 in “Complete Communion to Don Cherry”, con un quartetto che lo vedeva accanto a Fabrizio Bosso alla tromba, Geraldine Laurent al sax e Aldo Romano alla batteria. Una collaborazione, quella con Aldo Romano, che ha attraversato tutti gli anni ottanta, novanta e duemila al fianco di John Abercrombie, Joe Lovano, Steve Swallow e soprattutto Louis Sclavis.
Da sempre interessato alle contaminazioni fra jazz e musica etnica, nel 1993 realizzava “An Indian’s Week” con il suo quartetto Azur, che ospitava il bandoneon di Michel Portal ed il clarinetto di Louis Sclavis, un disco devoto alla causa dei nativi americani al quale oggi, trent’anni dopo, si riallaccia il nuovo “An Indian’s Life”, che comprende brani dedicati a Steve Swallow, Carla Bley e Charles Mingus, dove al fianco di Henry Texier, ormai alla soglia degli ottant’anni, sono presenti fra gli altri i due musicisti con lui anche stasera sul palco, il figlio Sébastien ai fiati e Gautier Garrigue alla batteria.
Scritto da Carlo Cimmino