Per chi non lo conoscesse, Kevin Martin è stato definito un “leviatano dell’assalto sonoro“. Leggenda dell’underground inglese, la sua carriera parte negli anni novanta durante i quali Kevin si è formato sonicamente facendo prima parte dei God, gruppo tra l’industrial metal e il jazz-noise in cui suonava il sax, e poi attraverso i Techno Animal, duo formato insieme a Justin Broadrick – metà dei Godflesh -, dove noise, synth acidi e ritmiche dub si intrecciano in produzioni ipnotiche. È da questi primi gruppi che Kevin delinea la sua identità musicale, caratterizzata da una passione per l’estremo riversata in sound pressure e da un forte attaccamento alla radice jamaicana, che l’ha portato a generare il suo ultimo stadio, nonché progetto per cui ha raccolto più fama: The Bug.
Temutissimo dai promoter per le sue costose richieste nel tech rider, che se non rispettate potrebbero far saltare il concerto da un momento all’altro – testimoni gli organizzatori di Saturnalia -, non ci si potrebbe aspettare nulla di diverso da Kevin, se non un numero di sub che devono essere raddoppiati rispetto allo standard dell’impianto in cui va a suonare; come dicono gli inglesi, “It’s a bodily experience”.
Arriva al San Fedele per presentare il suo ultimo album, Black, un tributo alla vita e alla morte di Amy Winehouse, della quale rappresenta, attraverso questo “trattato musicale”, tragedia e perdita della cantante, vortice e caduta nel vuoto dell’esistenza. Con questo album Kevin si ricongiunge alle sue origini con un fil più noir che rouge, che collega ipnotismo oscuro, estremità e pressione. Ci vediamo al San Fedele per scoprire se hanno aggiunto dei sub all’Acusmonium.
Scritto da Tommaso Monteanni