“Give me the pen and the book,
Dante died but the funeral never stopped.
Our kisses are like the waves, and the rocks we own.
The kites are tied to minarets; if there is a knot, we can fix it.
Who died in Ravenna will revive in Egypt”
Il testo di “Beatrice” (cantato in italiano nell’album) è un po’ il manifesto dell’ultimo album di Abdullah Miniawy. C’è l’Europa e il Nord-Africa, l’occidente e l’oriente. C’è l’elettronica che passa dall’ambient profonda ai sample manipolati, per un panorama sonoro sperimentale e incredibilmente vivo, narrativo. Ci sono i vocalizzi intrisi di pathos, per lo più in arabo, che svolazzano liberi e imprevedibili proprio come fossero aquiloni legati ai minareti.
“NigmaEnigma أنيجم النَجم” è uscito per la fucina di suoni alternativi che è la Hundebiss Records di Simone Trabucchi aka STILL – metà Invernomuto. È un album che posiziona l’ascoltatore in uno stato psico-fisico preciso. Lo fa camminare al buio, circondato da presenze inquietanti e incredibilmente affascinanti, con la possibilità di orientarsi solo con l’udito, procedendo a passo sicuro nelle tenebre. È insomma un lavoro di ricerca, in senso musicale ed emotivo. “Nigma significa stella in dialetto egiziano, scritto così نجمة. Enigma è il dilemma del dialogo.”
Come dice lo stesso Abdullah “è ricerca attraverso la voce, i modulari, i campioni delle stazioni radio e passeggiate nelle notti solitarie di Parigi che mi hanno portato a mettere di nuovo in discussione la mia arte. È la visualizzazione di un’Opera per i musulmani, che cade in definizioni intatte come Paradiso e Inferno, che si incrociano e si abbinano alla cultura copta, al cristianesimo, all’Islam, all’ebraismo e alla Divina Commedia, dove fisso Dante che mi porge con gli occhi sgranati un nuovo mantello, questa volta bianco.”
Scritto da Giulio Pecci