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gio 24.07 2025

Arab Strap

Dove

Monk
Via Giuseppe Mirri 35, 00159 Roma

Quando

giovedì 24 luglio 2025
H 21:30

Quanto

€ n.p.

Contatti

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Sesso, molto sesso, meglio se occasionale e dai risvolti curiosi e inaspettati. Sbronze colossali, con pinte di birra a rotta di collo e superalcolici improbabili che trasformano i pub in qualcosa di immateriale e trascendentale. C'è spazio anche per le droghe, ovviamente, sia quelle giuste che quelle sbagliate. E poi la condizione dell’uomo occidentale contemporaneo, predatore o preda, a volte anche inconsapevole, a seconda della situazione, del contesto sociale o privato. Il tutto condito dal tipico accento scozzese e dall’ancora più tipico black humor di Aidan Moffat, voce, autore, narratore e sovente protagonista delle storie che sono diventate canzoni grazie al contributo musicale del suo fidato compagno di viaggio Malcolm Middleton.

Tutto questo e invero molto di più è l’universo decadente, controverso ma spassosissimo che il duo ha creato intorno al progetto Arab Strap. I primi consensi con il singolo manifesto “The First Big Weekend” (1996) che fece colpo su John Peel, l’NME e tantissimi ascoltatori. E poi al secondo tentativo sulla lunga distanza ecco l’album da consegnare ai posteri, quel “Philophobia” (1998) che si apre con uno dei versi più espliciti e provocatori nella storia della musica pop. Da lì una carriera fatta di molti alti e pochi bassi fino alla rottura consensuale nel 2006, celebrata con la compilation “Ten Years of Tears”. Dal vivo ieri come oggi alternano l’agile duo con la più robusta e rock formazione a cinque, la stessa con la quale si congedarono alla fine del 2006, passando anche per Roma, al Circolo degli Artisti.

Oggi, dopo quasi vent’anni, tornano nella Capitale, sempre in formazione allargata e con una seconda vita artistica di tutto rispetto, come dimostrano i due ottimi album d’inediti post reunion “As Days Get Dark” (2021) e “I’m Totally Fine with It Don’t Give a Fuck Anymore” (2024) capaci di aggiornare e ampliare la cifra stilistica degli Arab Strap sia per le tematiche trattate che per le soluzioni sonore. Un graditissimo e “rigenerante” nuovo giro di bevute e di storie (im)possibili da consumare a squarciagola o col sorriso beffardo in quel del Monk.

Scritto da Matteo Quinzi