Da quasi trent’anni, i múm continuano a muoversi sul confine tra elettronica e acustica, gioco e malinconia, respiro umano e macchina. Macchina sì, o meglio tecnologia, perché è proprio da lì che tutto è cominciato: un sintetizzatore Nord Rack 2 e, col tempo, la possibilità di registrare a distanza. “Non una cosa sexy”, hanno raccontato, ma che gli ha permesso di fare ciò che prima era impossibile.
Ogni loro album è un piccolo ecosistema: glitch, strumenti acustici, frammenti di voce e quella sensazione di meraviglia che sembra arrivare direttamente dai paesaggi islandesi. Dal debutto del 2000, “Yesterday Was Dramatic”, “Today Is OK”, considerato un precursore della folktronica, il viaggio è stato lungo e mutevole, con sette album in studio all’attivo. Nel mezzo, cambi di formazione, registrazioni a distanza e sperimentazioni continue.
Nel 2013 arriva il penultimo capitolo, “Smilewound”, prima di una lunga pausa in cui ogni membro segue la propria strada. Ma il silenzio, per i Múm, non è assenza, è preparazione. E così, dodici anni dopo, la band riemerge con “History of Silence”, una meditazione su come la distanza possa trasformarsi in musica. Ogni loro concerto, o ritorno, è un piccolo viaggio sospeso nel tempo, un gesto delicato che racconta, appunto, la loro storia del silenzio.
Scritto da Aureliano Petrucci