Quella su Zaha Hadid si potrebbe definire una mostra matrioska, al cui interno non può che esserci l’esaltazione e il riconoscimento di un ardito e avveniristico coraggio architettonico. Archistar, dunque, significa probabilmente anche questo: dentro il Maxxi progettato dall’Hadid viene allestito uno spazio flessibile, sinuoso e in tensione, in cui saranno esposti i progetti della stessa architetto irachena presenti sul territorio italiano. E in effetti il peso e la rilevanza del lascito sul nostro Paese non è indifferente: dalla stazione sciistica-museo in Alto Adige a Plan de Corones alla stazione marittima di Salerno, passando per le lussuose abitazioni per City Life a Milano e la già nota stazione di Afragola, inaugurata pochi giorni fa. Le fotografie di Helen Binet, gli schizzi progettuali, i bozzetti e i modelli tridimensionali proveranno ad esaltare ancor di più le usuali forme libere. I divani, le sedie, i tavoli e le borse disegnati per importati marchi italiani completeranno il profilo di una delle figure architettoniche -se non altro- più visionarie di questi anni. C’è tutto fino all’oggetto minuzioso, l’ultima bambola. Russa, come il Suprematismo proposto nella sua tesi.