Fermatevi. Dimenticatevi del caos che vi circonda e addentratevi in uno stile unico e affascinante, ricco di sfumature maestosamente complesse. Un’evoluzione di texture melodiche, una scultura meticolosa erosa dall’incredibile feeling con la musica che manipolerà le vostre menti. Un’elettronica “handmade” quella di Jon Hopkins, viscerale e ipnotica, magistralmente espressa attraverso la precisione con cui suona i suoi strumenti esaltando l’estetica della performance live e la potenza dei suoi dj set. Delicati pianoforti, spezzati da improvvisi rumori e sciabolate metalliche, un rincorrersi tra riverberi e delay mescolati a sintetizzatori dal sapore acidulo e graffiante. Linee di basso in costante metamorfosi, che si arrampicano e rimbombano come un eco tra le montagne. Musicista e compositore britannico classe 1979, Jonathan Julian Hopkins entra nel mondo della musica classica in tenerissima età, per poi approdare, a dodici anni, al Royal College of Music di Londra. Definito come “genius” dai cultori del settore, produce, tra il 2001 e il 2013, quattro album da solista di grande impatto, grazie anche alla presenza di collaborazioni di spicco del panorama elettronico, tra cui The XX, Royksopp e Four Tet. Nel 2015 esce il suo “Late Night Tales”, più che una raccolta, un viaggio attraverso le fonti di ispirazione musicale che hanno reso Jon Hopkins uno degli artisti più apprezzati e acclamati dal pubblico e dalla critica di tutto il mondo. Un produttore in constante ricerca di sonorità per creare una collisione poetica tra musica classica e pulsazioni techno. Ballate.
Scritto da Davide Nobilini