Gira in rete una gif animata di due telecamere di sorveglianza: una fissa l’altra, per girare lo “sguardo” improvvisamente quando l’altra se ne accorge, metafora delle schermaglie amorose. E un artista di Antwerp, Maarten Inghel, ha tracciato su una mappa un percorso tortuoso nella città per evitare appunto le telecamere di sorveglianza (fonte: Atlas Obscura). Inutile dire che tale percorso è diventato subito obsoleto. Adesso arriva all’Hangar Macao – nell’ambito di una rassegna in collaborazione con Standards – una musicista australiana che proprio al controllo tramite la tecnologia ha dedicato il suo ultimo lavoro (Traced, uscito per Sonic Pieces). Jasmine Guffond, compositrice e sound artist, rielabora in suoni gli algoritmi generati dalle reti di monitoraggio: il risultato sonoro oscilla fra inquietudine e fredda calma, i due atteggiamenti più comuni davanti alla questione dell’ormai onnipresente controllo tecnologico. «Di cosa ti preoccupi se non hai fatto niente di male?». Ne riparleremo quando i miliardi di ore di registrazioni di ogni tipo in cui tutti veniamo schedati quotidianamente verranno esaminati da delle AI.
Scritto da Andrea Cazzani