Felipe Ortega è alla prima personale in Italia dopo l’esperienza alla cinquantaseiesima Biennale di Venezia per cui ha rappresentato il Messico. E l’ex Mattatoio di Testaccio, in effetti, è stato trasformato nel padiglione di
un’immaginaria biennale, perché l’artista propone tante opere diverse, realizzate con mezzi diversi, sintesi delle tematiche che lo affascinano: vuoto, tempo, parla, citazioni di altri artisti, attualità. Si sovrappongono le voci di poeti e filosofi sullo sfondo di video di paesaggi, fili intrecciati a trattenere pietre ispirate a Pasolini e ai suoi articoli sul vuoto di potere, Horizons tratteggiati col lapis a ricalcare uno spazio mentale. Dai video degli anni 90, omaggio ai suoi riferimenti artistici, ai frammenti fotografici che compongono lavori più recenti, l’opera di Ortega si dispiega nello spazio variegata e complessa.
Scritto da Chiara Ciolfi