Nel quartiere dove sgorga l’Acqua Sacra e l’Aniene scorre placido e vivo prima di disperdersi nel Tevere, oggi c’è un fermento urbano fra i più dinamici che abbia visto la Capitale nell’ultimo decennio. Fino a pochi anni fa Montesacro rimaneva un vago ricordo per chi faceva tardi al Brancaleone o al Lanificio e si fermava a ricarburare all’Angolo Russo oppure al Pane Pizza Dolci di Piazza Menenio Agrippa. Oggi, invece, la zona che ha assistito al primo sciopero della storia vive di una nuova luce: fra le sue vie sempre diverse, scandite dagli splendidi villini, sono sorti ristoranti creativi (Vinea), hamburgerie che sono anche negozi d’abbigliamento (C1B0 + Project Store), librerie dedicate all’Oriente (Bookish) e spazi culturali poliedrici come Sinestetica. Ad affiancare queste nuove realtà, i baluardi che per primi hanno assecondato la voglia di vita di Montesacro: gli scalini di Comò Bistrot, il chiosco di Ponte Tazio che quando apre significa che è ora di mettere i cappotti pesanti nell’armadio, l’incredibile gelato di Gori oppure la cucina romana sempiterna di Menenio Agrippa. Passeggiare per Montesacro significa scoprire a pieno il policentrismo di Roma: un quartiere autosufficiente e aperto al resto della città ma orgoglioso della sua identità, locus amoenus per chi non sempre ha voglia di superare l’Aniene e preferisce muoversi a piedi o in bici, approfittando della rigogliosità del suo verde urbano e di una dimensione architettonica che profuma di paese e di campagna. Montesacro non è più solo il quartiere dov’è nato Claudio Baglioni o è cresciuto Rino Gaetano.