Un bordone di suoni lucenti che naviga, calmo, attraverso il buio dello spazio. L’effetto ipnotico di una cascata che precipita non curante dello scorrere del tempo. La dimensione placida del dormiveglia, una domenica mattina col cielo azzurro e senza hangover, i toni caldi dell’arancione, le sfumature invisibili all’occhio dell’ultravioletto. Jon Porras e Gregg Kowalsky sono due maestri dell’ambient e dell’elettronica contemporanea che per molti non necessitano presentazioni. Il primo metà dei Barn Owl, il secondo legato a etichette fidate e di culto come Kranky, entrambi eredi contemporanei di certo krautrock più contemplativo, quello di Cluster e Popol Vuh in particolare. Poterli ascoltare in successione su un palco avrà un effeto benefico sulla mente e il corpo dei presenti più di dieci sedute di psicanalisi, effetto amplificato dalla natura dei due album che hanno recentemente pubblicato, Tokonoma (su Thrill Jockey) il primo e L’Orange, L’Orange (stavolta su Mexican Summer) il secondo. Dischi che gettano un fascio luminoso sul suono, guidato da ritmi più dinamici ma mai intrusivi rispetto alla precedente produzione di entrambi, con aperture alle atmosfere celestiali e a un certo misticismo alla Laraaji. Una forma di meditazione cosmica e naturalistica, che parte dai colori in copertina e si irradia fino alla fine dell’album.