Per metà del 2018 al Maxxi sarà possibile immergersi nella più variegata sperimentazione sonora della seconda metà del Novecento italiano, tra documenti e memorabilia di diversa origine, per (ri)scoprire quanto quello che esperiamo oggi abbia un solido fondamento nell’ingegno di chi ha liberato il suono dai codici dell’accademia e dell’ascolto guidato. Come suggerisce Carlo Fatigoni – per anni anima del festival Sguardi Sonori e ricercatore degli intrecci più inauditi tra i linguaggi: dal silenzio al rumore, dal fonema agli strumenti, fino alle infinite possibilità di riproduzione tecnica – il suono si è fatto forma, contaminando cinema, arte, coreografia, letteratura e media. In uno spazio di memoria offerto gratuitamente ai visitatori, troveremo un archivio espanso che passa dalla poesia sonora (Totino) e dall’azione vocale più selvaggia dei Sessanta (Vicinelli), alle cantine romane degli anni Settanta, contaminate con le più audaci gallerie d’arte (Mara Coccia), passando per le amplificazioni per macchina attoriale di Carmelo Bene fino a i Dormienti, l’installazione di Brian Eno e Mimmo Paladino che nel ’99 fu concepita per salutare nel modo più mistico e ipnotico l’inizio di un nuovo millennio.
Scritto da Salvatore Insana