In un maggio dai rovesci britannici il concerto di Mim Suleiman (nessuna parentela con Omar Suleiman) porta a Milano una boccata di afro-beat e acid dub del Regno neanche-poi-piú-tanto Unito, che mette insieme le notti rave del South West e una voce che canta in suadente Swahili sopra pulsazioni sapienti e basi ben costruite, ma grezze al punto giusto. È la musica della cassetta che usciva da quella macchina coi finestrini abbassati che ci si riprometteva invano di rintracciare in futuro, ignorando ogni possibile indizio nella Suburbia di Sheffield.
Scritto da Marta Collini