Oggi più che mai le città somigliano a corpi umani. Hanno una struttura, rovinosa e fragile, abituata alla violenza della realtà, letterale e metaforica, che intreccia percorsi già di per sé labirintici. Per non perderci, allora, chissà che non serva il corpo di una città immaginaria, che parla di spazio urbano vissuto come luogo d’incontro, di esperienze e tradizioni in dialogo tra loro. Il procedere in strade tortuose e faticose si scioglie nell’esperienza e nella scoperta di gusti nuovi e di artisti meno noti. Le influenze musicali si fondono con le foto di ritratti contraddittori, dipinti colorati simbolici con incompiute torri di cemento, volti sorridenti con opere arrabbiate, alcune site specific, passando per reportage urbani. Così si giunge finalmente al cuore della African Metropolis: un’opportunità di scoprire le trasformazioni sociali in atto nel paese africano attraverso gli sguardi di 40 artisti- tra cui Meschac Gaba, Hassan Hajjaj e Youssef Limoud -, di salirne a bordo e di seguirne il ritmo con in sottofondo Hope di Clap!Clap!.
Scritto da Emiliano Zandri