È venuto spesso a girare i dischi nelle consolle più quotate d’Italia, ma io ho avuto la fortuna di ascoltarlo allo Sticker Mule Festival due anni fa, quando ho pensato “tutti dovrebbero andare a un set di Moscoman vista mare”. Nonostante il privilegio di aver visto il sole calare dietro le colline abruzzesi al ritmo arabeggiante, provo comunque un po’ di invidia nei confronti di quelli che sottocassa al party Life and Death del Sònar 2018 si son goduti il suo set d’effetto in un’atmosfera house, un po’ da mantra. E così, via dicendo, le numerose date in giro per il mondo dall’Irlanda al Giappone, dal Belgio a Porto Rico lo rendono uno dei nomi più contesi del clubbing.
Oggi vive a Berlino e lì porta avanti la sua etichetta Disco Halal, non solo label tra cui troviamo anche il nostro amico Dj Tennis, ma anche brand con un merchandising di tutto rispetto – che stile le t-shirt con le illustrazioni di Rina Ramiki o Nuphar Blechner; e da collezione i vinili di Kiwi, Autarkic o TCP.
Moscoman è uno che vive di musica da quando è uscito dal pancione. Ascoltatore seriale già in tenera età, non nasconde di aver amato Michael Jackson ma di essere, poi, passato a collezionare vinili – quelli del cuore ereditati dai suoi genitori e custoditi preziosamente. La sua grande preparazione lo ha portato a differenziarsi dalla massa e a costruire un sound personale, talvolta ornato da sonorità leggere che echeggiano la sua origine israeliana. Dal set che porterà stasera all’Apollo per Rollover mi aspetto un viaggio morbido, a occhi spalancati, in luoghi lontani.
Scritto da Alessia Musillo