Cosa ci si trova davanti quando si va a sentire Daniele Baldelli? Prima di tutto una conoscenza enciclopedica della materia, infinita o quasi. Girano voci su una sua collezione sterminata – 65mila dischi o giù di lì – il che mette tranquillamente al riparo dal rischio di set un po’ telefonati. Prova ne sia che possiate trovarvi a ballare (sì, ballare) un disco dei Tangerine Dream portato a nuova vita.
Inoltre, il suo liberatorio “Suono come cazzo mi pare (…), mettetevelo nel culo il vinile, conta quello che suoni», lo qualifica a mani basse come miglior mente del djing system mondiale. A ribadire che i figli delle stelle, i figli di quell’epoca là, sono ancora più avanti di molti altri.
Scritto da Giada Biaggi