Dietro la sigla trade ci sono Blawan e Surgeon, in pratica passato presente e futuro della techno: due che stanno scrivendo pagine importanti di un genere ultimamente troppo fine a se stesso, con il primo che si sporge verso i frangenti più oltranzisti, mentre il secondo va alla ricerca di un approccio più intricato che sconfina in affondi noise e ambient. Quello che ne viene fuori è un vero e proprio “wall of sound”, che non ha nulla a che vedere con quello tanto confortante creato da Phil Spector, ma che, al contrario, suona come il nono grado della scala Mercalli, capace di spostare la terra ed annerire il sole con le sue linee di basso.

Impossibile per me dimenticare il set tenuto poco più di un anno fa al Dekmantel, capace di spazzar via in due ore tutto ciò che i due si sono trovati davanti, scatenando una vera e propria ira acid techno su di un drumming muscoloso e linee di voci volutamente incomprensibili. Insomma, avete capito che quello di cui vi sto parlando non è affatto roba per deboli di cuore.