Era il 1988, avevo 10 anni ed ero di fronte alla mia “Prova di iniziazione”. Quella che mi avrebbe fatto fare il salto e diventare un uomo (vabbè, facciamo un ometto), quella che avrebbe dimostrato che avevo coraggio da vendere. Dovevo solo fare due passi e avrei fatto il mio primo gesto da adulto e per di più ribelle: entrare al Leoncavallo. Non feci quei due passi, anzi scappai via e la diedi vinta ai miei genitori che quel luogo lo definivano “pericoloso” – con lo stesso sguardo di Bilbo che ti parla di Mordor. Per chi veniva come me da Lambrate – quartiere che all’epoca era più famoso per gli eroinomani che per la stazione ferroviaria, che per vedere le luci del centro doveva trovare il modo di scostarsi da davanti Piazzale Loreto – il Leoncavallo faceva da luogo di mistero, di lotta, di incontro e di divertimento. Escluse poche eccezioni, il Leo era l’unico luogo in cui il quartiere poteva trovare qualcosa di diverso dalle siringhe e dalla catena di montaggio.
L’anno dopo ci fu il primo sgombero. Pillitteri decise di usare la mano pesante, ancora ricordo le foto del 16 agosto dei ragazzi con il passamontagna che cercavano di tenere lontana la polizia da più di 10 anni di lavoro collettivo e di lotta. Ai miei occhi erano come i rapinatori dei poliziotteschi che finalmente davano una lezione al poliziotto dalla riga scolpita, Franco Nero.
Quello sgombero aprì il Leo a tutta Milano, da realtà di quartiere diventava il baricentro della Milano in rivolta. Da lì venivano i vagiti delle Posse tramite Radio Onda Diretta, la radio libera del Leoncavallo, che ascoltavo in maniera carbonara nel salotto di casa mentre mia madre guardava interessata Maurizio Costanzo e Fantastico in tv (quanto piacere provavo ad ascoltare l’Internazionale alla fine delle trasmissioni). Lì dovevi andare se volevi vedere un concerto senza dover rinunciare alla merenda per dei mesi. Lì andavi per scoprire cosa volessero dire parole, alle mie orecchie roboanti, come “occupazione” e “autogestione”. Lì sarei dovuto andare – se avessi avuto l’età per comprendere – per sentire il polso del Movimento milanese.
Poi venne il 1994. A gennaio le ruspe tirarono giù tutto: mura, idee, computer, radio, graffiti e concerti. Il Leoncavallo perdeva la sua casa storica. Lo shock fu grosso e nella nuova sede di Via Salomone, sarà stato per il poco tempo prima dello sgombero o per la lontananza da Lambrate, non misi mai piede. Ricordo però il settembre del 94, quando venne occupata Via Watteau 7 e la manifestazione di due giorni dopo in cui la polizia trasformò il centro di Milano in “un giorno di ordinaria follia” e a suon di manganelli e lacrimogeni disperse 4.000 persone.
Da quel ’94 il Leoncavallo non si è più mosso. Via Watteau è diventata la casa della maturità e dei primi 40 anni. In 21 anni tra quelle mura è passata tutta Milano, chi per il concerto, chi per una birra a ora tarda, chi, si spera molti, per esprimere dissenso e provare a trovare modi diversi di pensare e di vivere rispetto al modello che offriva una città che per anni è stata ai minimi storici di vitalità, creatività e cultura (la Milano da bere negli anni ’80, la Milano in mutande di Albertini, per concludere con la morte cerebrale del periodo Moratti). Di ricordi ne ho tanti, dalla coda chilometrica (in senso letterario) del concerto di Carmen Consoli negli anni ’90, alla sera in cui accompagnai don Gallo fino alla macchina; dall’estasi di fronte ai quadri monumentali di Baj, alle sbronze prese a “La Terra Trema”, facendo finta di essere sommelier per un giorno; dalle serate di devasto hardcore in Dauntaun, alle chiacchierate con le “Mamme del Leoncavallo” sulla Milano degli anni ’70.
Il 18 ottobre ci sarò a spegnere le 40 candeline sopra a una (spero) gigantesca “space” cake e a godermi un po’ di retrospettiva di quello che è stato un pezzo della Milano che ho sempre sentito a me più vicina. E sarò anche pronto al futuro (Lightning Bolt e ventennale della Planet Mu tanto per citare due ciliegine future) di quello che il compagno Sgarbi ha definito «un museo a cielo aperto».
IL PROGRAMMA DEL 17 E 18 OTTOBRE
SABATO 17
h. 20.00, cena presso la Cucina Pop del Leo
h. 22.30, concerto AFRICA UNITE, Junior Sprea, Vito War, Dj Skizo & friends
DOMENICA 18
h. 17.00, dibattito “Diritto dei beni comuni, autogestione e spazi sociali, Contro la retorica legalitaria, per il diritto del comune”. Intervengono: Alessandra Quarta (Officine Corsare, TO), Chiara Colasurdo (L’Asilo, NA) e altri
h. 20.00, cena presso la Cucina Pop del Leo
h. 20.45, dibattito “L’eterna rivolta: Biopolitica, comune, moltitudine”. Intervengono: Beppe Caccia, Sandro Chignola, Giso Amendola
IL PROGRAMMA DI “FESTEGGIAMENTI” FINO A FINE ANNO
OTTOBRE
giovedì 22
Ana Tijoux (live) + Vaitea feat. Pandaj + Calabash Crew
venerdì 23
Lobo x Planet Mu 20 years Anniversary: Mike Paradinas b2b Luke Vibert + Kuedo (live) + Ital Tek + Herva
sabato 24
Festa di Radio Onda d’Urto Milano
giovedì 29
Horses Crew: Boner + Ghetto Booster + Flevar + Kenny
venerdì 30
Taiwan Mc (from Chinese Man rec.) + Degenere + Missin Red
sabato 31
Run di danz: Silly Walks + Serious Thing + Calabash Crew
NOVEMBRE
sabato 7
Freestylers + Degenere
giovedì 12 nov
Heymoonshaker
venerdì 13
Lightning Bolt
sabato 14
AraabMuzik + Ln Ripley + Alien Army
sabato 21
Lobo
da venerdì 27 a domenica 29
La Terra Trema
live
27 novembre Zu + Alberto Boccardi
28 novembre Rock’n’Roll Kamikazes
DICEMBRE
venerdì 11
Lobo x Solid Steel/ Ninja Tune showcase (con Dj Food, DK, Om Unit)
venerdì 18
Degenere Birthday
sabato 19
50Weapons showcase
Scritto da The Fall of Because