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mer 02.10 2019 – lun 25.11 2019

28° Festival Milano Musica

Quando

mercoledì 02 ottobre 2019 – lunedì 25 novembre 2019

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Luca Francesconi ©Matteo Zangrandi

Foto di Matteo Zangrandi

È sorprendente quanto la creatività musicale contemporanea risulti (ancora) poco conosciuta al grande pubblico. Poco lo spazio che le è dedicato, almeno rispetto alla quantità di grandi compositori e divulgatori italiani del Novecento (da Berio a Sciarrino) e alle programmazioni consacrate alla “classica”; poche le occasioni per portarla alle orecchie di un pubblico diverso, non per forza specializzato o di addetti ai lavori. Tra queste, il Festival Milano Musica è la più radicata ed estesa nel tempo, un’esplosione di suoni del Novecento e del nuovo Millennio che quest’anno si estende per ben due mesi, con 24 concerti in 12 location diverse della città – dall’Auditorium San Fedele alla Scala passando per l’HangarBicocca, Santeria Toscana e Teatro Franco Parenti.

Nata nel 1990 per volere di Luciana Pestalozza, Duilio Courir e Patrice Martinet, Milano Musica è la più importante manifestazione italiana dedicata alla contemporanea, seconda solo alla Biennale Musica di Venezia. Come di consueto il ricchissimo programma porta in focus un compositore legato al Novecento, che quest’anno è Luca Francesconi: uno degli autori più eclettici del panorama musicale mondiale e dei più eseguiti, milanese di nascita e formazione. “Velocità nel tempo” è il filo rosso dell’edizione, introdotta da queste stesse illuminanti parole del compositore: «Non esiste un tempo ma infinite stratificazioni simultanee di flussi temporali gettati in avanti o in molte altre direzioni, velocissimi o sospesi. Anche il passato si concentra tutto in un presente mobile che racchiude il futuro».

La produzione di Luca Francesconi viene approfondita con brani in prima italiana e messa in prospettiva con una ricca programmazione dei suoi maestri Stockhausen e Berio. Xenakis, Manzoni, Donatoni, Stravinskij e Mahler come altre coordinate di riferimento stilistico dell’autore. «In my end is my beginning».

Scritto da Alberto Bottalico