L’australiano Alex Cameron è un cantautore difficile da definire. Ha iniziato la sua carriera nell’elettronica dei Seekae, per poi separarsene e debuttare da solista nel 2013 con “Jumping The Shark”, recitando la parte di un vecchio cantante rugoso con molte storie teatrali da raccontare. Nel 2017, con “Forced Witness”, incarna i panni del macho altezzoso e maschilista, ripulendo il suono verso un elegante pop anni Ottanta.
Finzione e realtà sembrano essere le carte di Alex, che trova nella maschera la chiave per fare critica sociale. Un teorema che regge fino all’arrivo della musa Louisa Zimmer, che ispira la realizzazione di “Miami Memory” (2019), un disco d’amore senza vergogna, in cui racconta senza veli la storia della sua nuova, intima e personale vita familiare. Alex, in qualsiasi veste lo si ascolti, è un narratore di talento capace di essere vivido e tagliente. E adorabile.
Scritto da Simona Ventrella