Se non conoscete gli Azymuth cercate subito “Jazz Carnival” su un qualsiasi sito di streaming. I più vecchi di voi se la ricorderanno come sigla di un vecchio programma (“Mixer”, su Rai Due), per poi scoprire in realtà che è la jam disco-fusion più potente mai creata, mentre i più giovani di voi staranno già ballando sul sincopato ritmo incalzante, trascinati da un’infuocata linea di synth verso la gioia infinita. Talentuosissimi strumentisti, i tre Azymuth si formano come session men negli anni Sessanta della scena bossa e jazz di Rio de Janeiro. In quel periodo, il tastierista e leader Jose Roberto Bertrami si unisce al batterista Ivan “Mamao” Conti e al bassista Alex Malheiro. Insieme creano uno stile particolare che unisce il jazz-funk con i più complessi ritmi samba, lo chiameranno “Samba Oida”: ovvero “Samba Pazza”.
Nel 1973 il cantautore Marcos Valle li nota e li vuole per il suo album “Previsao du Tempo” che, grazie a loro, otterrà un sound trasognato, acido e groovy allo stesso tempo. Così i nostri prendono il nome di Azymuth – da una canzone di Valle – e iniziano a incidere album fino ad arrivare al successo mondiale nel ‘79 con “Light as a Feather” (contenente proprio “Jazz Carnival”), capolavoro in cui esplode la loro visione di fusion caleidoscopica. Quello di stasera non sarà un revival perché gli Azymuth non si son mai veramente fermati (una sola separazione di meno di dieci anni) e grazie a Far Out Recordings continuano anche a incidere. Purtroppo nel 2012 il fondamentale Bertrami ci ha lasciati, ma il sostituto Kiko Continentino ha già dimostrato in “Fenix” (2016) di riuscire a portare avanti la musica degli Azymuth. A noi non resta che goderci i re del groove brasiliano ballando e sudando, possibilmente.
Scritto da Marco Caizzi