Chiunque sia stato a un concerto dei Depeche Mode conosce bene l’atmosfera che si respira: migliaia di fan devoti e adoranti da un lato e una delle più magnetiche live band in circolazione dall’altro, che dopo quasi 40 anni continua a non perdere un colpo. C’è una sinergia tutta particolare tra Dave Gahan e il pubblico, ma c’è anche qualcosa di unico nel modo in cui i fan si relazionano tra di loro: i Depeche Mode sono una sorta di religione e i loro concerti diventano un rituale.
Non sorprende quindi che il primo docu-film della band vada oltre il solo live e renda i fan protagonisti. Sei persone, sei vite, sei storie diverse che si intrecciano alle immagini delle ultime date dello “Spirit Tour” a Berlino. Presenti qualsiasi età, razza, genere e provenienza – d’altro canto erano loro che in tempi non sospetti cantavano “People Are People” – con un unico elemento comune: come la musica della band abbia salvato o cambiato le loro vite. E chi altri se non Anton Corbijn alla regia, una sorta di quarto Depeche Mode, già regista di moltissimi video iconici e di ben tre live film della band? Imperdibile per i fan, ma accessibile a tutti, perché il potere della musica è qualcosa di universale.
Scritto da Flavia Ferrucci