L’Arizona è terra di puma, gattoni non propriamente docili. Non che Avalon Emerson paia creatura addomesticabile, anzi, forse l’opposto. Di produzioni dove ringhia a dovere se ne contano svariate. C’è chi ha l’occhio lungo, e penso sia ancora poco chiaro quanto una label come Whities ne abbia.
Uscite centellinate, tanto sul versante di una cassa a voltaggio sostenuto (ma sempre raffinato), quanto su quello di pattern morbidi. Gli ultimi album di Leif e Rupert Clervaux sono lì a testimoniarlo. Ma è nello scouting che Whities vince il jackpot. Due nomi su tutti: Lanark Artefax, il solo ad aver dato un po’ di ossigeno all’esangue filone post-club, Avalon Emerson, con i suoi suoni di confine.
È proprio lei a sostenerlo, dicendo della sua musica: «È techno, ma anche no». Dalla sua terra, l’Arizona, a Berlino, dalla house in cuffia in cameretta ai club tedeschi. I passaggi che contano ci sono tutti. E quindi, da degna erede di Laurel Halo, ve la ritrovate a giocare a fare la James Holden nell’iconica “One More Fluorescent Rush”. E tanto vi basti. Dopo i fasti del centrocampo giallorosso del 2001, Roma per una sera avrà un nuovo puma da adorare.
Scritto da Kyösti Vainio