«My façade is just a fake / Shock horror no escape / Sensationalism for the feed / Caricatures are what you breed / I am a poseur and I don’t care / I like to make people stare / I am a poseur and I don’t care / I like to make people stare» – X-Ray Spex

Non so mai come muovermi in pista, se non sono ubriaca. Non so mai dove guardare, se chiudere gli occhi e fingere trasporto spirituale. Non so flirtare in pista, se sono sobria. Sorrido come la morte, imbranata e rigida mi perdo nel vuoto. Meglio sporcarsi, un po’ di sexy autolesionismo, mettere su un broncio randagio, un make up sbavato e urlare al microfono, come Caroline Marcial dei Kap Bambino.

Presentano il nuovo album, “Dust, Fierce, Forver”. La formula cambia poco, electropunk e N(euro)Trash. È il live la dimensione del duo, selvaggia e morbosa. Festini soft porno, allusioni, illusioni, estetica DIY. Un artificiale male di vivere, quello del week-end, quando sono annoiata, vogliosa, euforica. C’è del marcio in pista. Sigaretta, vodka e plastica. Assenza allo stato liquido, sono in posa. Che sia glitter nero o sporcizia, poco importa.