Se dai un occhio al catalogo della Running Back, etichetta di Gerd Janson, potresti notare diverse cose. Una di queste è l’eterogenità delle uscite: Redshape, Tensnake, Fort Romeau, Tiger & Woods, Leon Vynehall, Syclops e, ad andare indietro con gli anni, Radio Slave, Cosmin TRG, Prosumer, Theo Parrish, Todd Terje, Move D. Anche a essere degli esperti di cose elettroniche, in mezzo a tale coacervo di nomi è un’impresa definire un label sound specifico.
Quindi, una sera d’estate di qualche anno fa, a Francoforte, dopo una passeggiata inconcludente sulle rive del Meno, capito nella saletta intima del Robert Johnson e Gerd è nel bel mezzo di un set disco d’antologia. È bagnato di sudore nonostante l’aria condizionata, non usa che vinili, pesca delle perle senza tempo da Chicago, mixa house tedesca con quella londinese, alza il beat con un disco Detroit, mentre il Martin Audio macina decibel e quel centinaio scarso di clubber balla senza pensieri.
Forse il dj set più eclettico mai sentito. Adesso capisco le uscite su Running Back, mi dico. Esco all’aria aperta e mi incammino verso l’hotel, con tante note in testa e un sorriso stampato sulla faccia.
Scritto da Raffaele Paria