Se non è poi così tanto distante nella memoria da assurgere allo status di “leggenda”, è passato comunque troppo tempo (quattro anni esatti) da quella sorta di festival itinerante/alternative take di Thalassa irresistibilmente intitolato “Ongapalooza” e messo su per il decennale di Boring Machines tra le mura del DalVerme. Troppo tempo perché, in un’epoca di autocelebrazioni più o meno sensate, l’etichetta di “resistenza underground” tende a mantenere un profilo sobrio, ma pure perché intercettare live i suoi valorosi esploratori non è sempre facile.
Non possiamo quindi che accogliere con giubilo una serata con non uno ma tre nomi di pregio legati alla label veneta, tripletta che manderà in visibilio gli estimatori dei viaggi cosmici e interiori in sella a droni stellari e naturalistici. Se le sinfonie ambient di The Star Pillow – progetto sperimentale del chitarrista Paolo Monti – sono già passate fra le mura del Klang, gli altri due ospiti di stasera suonano come totali rarità in quanto a performance live. Arriva infatti finalmente l’occasione di ascoltare dal vivo i dettagliati e visionari scatti sonori di Adriano Zanni, maestro dei field recording e della ricerca sul campo (nella musica come nella fotografia), l’uomo che David Lynch avrebbe scelto per le proprie colonne sonore se solo avesse fatto un giro a Ravenna.
Insieme a loro due, un altro scienziato prestato alla sperimentazione sonora come My Dear Killer, i cui arpeggi ancestrali spingono l’alt folk verso lande immaginarie e rarefatte (e che a Roma non suona da un bel po’). Sviaggio in prima classe assicurato dalla sonorizzazione perfetta del Klang e dal controllo di qualità del Nord Est che produce.
Scritto da Chiara Colli