Che suono fa una saetta che vi penetra nella testa? Un atomo che si disperde nel vuoto? Qual è il ritmo dell’inquietudine? Come si riproduce l’estasi in musica? Queste domande possono trovare risposta in una performance di Frances-Marie Uitti, un’esponente d’eccezione della scena d’avanguardia americana. L’artista di Chicago, mezzo sangue finnico, viene ospitata a Treviso, all’interno degli spazi della Chiesa di Santa Caterina, dove è custodito un delizioso ciclo di affreschi dedicati alla storia pulp di Sant’Orsola, realizzato nel trecento dal pittore Tommaso da Modena. Medioevo, culto agiografico e avanguardia spinta si incontrano per un’improvvisazione estemporanea che prevede anche “un sorriso per György Kurtág“, uno dei tanti compositori che le hanno espressamente costruito attorno pagine di musica contemporanea. Tra questi vanno citate certamente anche le dediche di Luigi Nono, John Cage e il lungo sodalizio creativo con Giacinto Scelsi, così come le collaborazioni con Marina Abramovich, Evan Paker e molti altri. Frances-Marie Uitti è nota per suonare un violoncello in alluminio del 1929 e per aver inventato una tecnica radicalmente estesa utilizzando due archi tenuti contemporaneamente nella mano destra, trasformando il violoncello in uno strumento a quattro voci. Una profonda ricerca sullo strumento, per il suono, che aiuterà la ricerca di voi stessi.
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Scritto da Fulvio J. Solinas