Il caro vecchio (e non propriamente femminista) Bukowski disse in un libro una volta: “l’amore si rinsecchisce, pensai tornando verso il bagno, anche più velocemente dello sperma”. Nel caso dell’azione artistica di Reba Maybury, invece, si tratta di essere più veloci dell’erezione maschile, unico modo che ha la dominatrix attivista per plasmare il desiderio degli uomini e ottenere il risultato che vuole.
Nella sua ricerca, la nostra cerca di rovesciare le dinamiche di potere insite nel patriarcato, spingendo i termini della forza femminile al di là delle fantasie degli uomini. Nel caso specifico della mostra “Faster Than An Erection”, Reba affida la messa in atto della sua opera a un suo sub romano, sia performer che lavoratore dipendente, ma praticamente invisibile, in modo da ricreare – ma allo stesso tempo rovesciare, rendendo il cliente una sua proprietà – la dinamica tra consumatore, perlopiù maschio e protetto dall’anonimato, e sex worker, che invece è costantemente sovraesposta e vulnerabile. Sesso ovunque, giustizia da nessuna parte.
Scritto da Shinobu Hosokawa