Di compositori contemporanei, di quelli veri, non ci capita spesso di parlarne. La musica classica, per certi versi, è cambiata, etichette storiche come la Deutsche Grammophon hanno aperto i loro cataloghi a compositori provenienti dall’elettronica, il cinema ha cominciato ad attingere a piene mani da queste commistioni e così anche le colonne sonore hanno acquisito nuova linfa vitale. Ma di concerti no, non ci capita spesso di vederne. L’esibizione romana di Jóhann Jóhannsson risalente ormai a quattro anni fa, pochi mesi prima della sua prematura scomparsa, fu una delle rare eccezioni e non possiamo negare di aver gioito nel vedere inserito il nome di Max Richter nel programma del Romaeuropa Festival di quest’anno.
Le generazioni che si nutrono di serie tv assoceranno subito il suo nome alle tre stagioni di “The Leftovers”, a un episodio di “Black Mirror” e di sicuro anche a “Tabo”; gli ascoltatori casuali e gli appassionati di statistiche probabilmente a “Sleep”, mastodontico progetto di otto ore e mezza di durata; i puristi, storcendo il naso, alle riletture di Vivaldi, ma Max Richter è questo e molto altro. Artista estremamente prolifico di formazione classica, con studi completati a fianco di Luciano Berio, dal suo debutto con “Memoryhouse” nel 2002 fino all’ultimo “Voices” ha composto musiche orchestrali, per solo piano, per il cinema, per balletti.
Nella prima settimana di Romaeuropa Festival sarà sul palco della Cavea per due concerti speciali e in formazione diversa. Con la prima nazionale di “The Blue Notebooks”, album scritto originariamente nel 2003 e ripubblicato nel 2018: una protesta sottile e pacifica contro la brutalità politica, sociale e personale, che include testi narrati dal libro “Quaderni in Ottavo” di Franz Kafka, e che il compositore porterà sul palco accompagnato dall’Ensemble. E poi il monumentale “Vivaldi Recomposed”, rielaborazione delle Quattro Stagioni qui interpretata dalla Finnish Baroque Orchestra, a distanza di sei anni dalla data senese dove fu proposta per la prima volta in Italia. Che siate super esperti cresciuti a pane e musica classica, figli del minimalismo Glassiano, cultori dell’ambient post Eno, o semplici curiosi, questo può essere il concerto che fa per voi.
Scritto da Carlo Cimmino