Scrivere la parabola artistica di Steve Wynn potrebbe risultare un esercizio didascalico, significherebbe narrare la storia dell’ultima generazione del folk rock, quella sorta tra Settanta e Ottanta. Ma il filo rosso che congiunge la psichedelia del Paisley Underground di cui è stato caposaldo indiscusso coi suoi The Dream Syndicate e le delicate ballate odierne della sua versione da solista è uno solo: la qualità nello scrivere nient’altro che canzoni.
Raramente di passaggio a Roma, Wynn arriva con la sua sei corde incantata al Trenta Formiche per un doppio set (alle 20 e alle 22): non stupitevi se a metà concerto, magari su uno dei pezzi dal nuovo album in arrivo dei Dream Syndacate, lo vedrete staccare il jack e cantare in mezzo tra voi. Sta solo facendo il suo mestiere.
Scritto da Filip J Cauz