I dettagli racchiudono un mondo di possibilità. Lo sguardo ravvicinato che esclude il contesto apre in realtà la porta all’immaginario, per completare tutto quello che “sta intorno”. Questo gioco è solo uno degli elementi che generano la spontanea e istintiva attrazione per i lavori di Domenico Gnoli. A lui Fondazione Prada dedica una grande mostra che, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, lo riposiziona nel suo giusto tempo: l’oggi. Tutto nelle tele di Gnoli è accogliente e comunicativo: i colori, i dettagli quasi materici che risaltano questi scorci ravvicinati di vita. Oggetti, superfici che sembrano solo appartenere al nostro mondo quotidiano ma che in realtà sono pezzi di un puzzle che non possiamo vedere nella sua interezza. Se potessimo toccarli, come una fotografia, restringerli e vedere il contesto che circonda questi dettagli, probabilmente uscirebbe un mondo fantastico, con personaggi assurdi che sfiorano solo le fattezze della nostra realtà. E questo sembra svelarcelo la sua pratica di grafico e scenografo, a cui è dedicato tutto il secondo piano della mostra. Qui il tratto e i soggetti sembrano diversi rispetto alle tele, ma i dettagli sono gli stessi, e forse i personaggi sono solo in movimento. Questa tensione crea un calore, in un qualche modo, sensuale. La mostra di Domenico Gnoli è stata concepita da Germano Celant in collaborazione con gli archivi dell’artista a Roma e Maiorca, ed è visitabile fino a febbraio 2022.
Scritto da Annika Pettini