Coi tempi che corrono ci vuole poco a prendere una stilosa afroamericana come Raykeea Wilson, confezionarla da qualche producer gommoso e up-to-date quanto basta, attorniarla con qualche modella di ultimo grido in qualche video “cheap ma solo perché tira” e liquidarla come l’ennesimo fottuto fenomeno “modah” perché – chissà – magari l’anno prossimo Givenchy la invita a suonare dopo la Minaj, alla faccia di Azealia Banks. Ecco, basta ascoltarsi l’ultimo mixtape Back to the Woods (o riprendere in mano il “vecchio” Reservation EP) per rendersi conto che Angel Haze nasce e (grazie al suo grido musicale, non) muore come prodotto non plastificabile o plastificato. Per la rapper di Detroit, come per il concittadino Eminem, il flow feroce e super tecnico non significa velleità e ostentazione ma metabolizzazione terapeutica di una ragazza sopravvissuta al fanatismo religioso e – guarda caso – a uno stupro in giovane età (come racconta in Cleaning Out my Closet). Una ragazza che ha imparato sulla sua pelle che si può fare “black pussy power” anche lasciando a casa copricapezzoli a stellina o completini in latex. E che, nonostante questo, vi farà comunque muovere il culo. Con una punta amara di rispetto.