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gio 10.02 2022 – dom 28.08 2022

La collezione MAST. Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia

Dove

MAST.
Via Speranza 40/42, Bologna

Quando

giovedì 10 febbraio 2022 – domenica 28 agosto 2022

Quanto

free

Contatti

Sito web

Paolo Woods, Gabriele Galimberti, Senza Titolo

Attualmente la collezione della Fondazione MAST conta più di 6000 immagini e video di celebri artisti e maestri dell’obiettivo, oltre ad una vasta selezione di album fotografici con migliaia di immagini, che come avveniva solitamente nell’area industriale, sono prodotte da autori sconosciuti o dagli stessi tecnici dell’impresa che operavano per hobby, ma non per questo meno rappresentative del mondo del lavoro.

Per la prima volta vengono presentate negli spazi di MAST 500 di quelle immagini tra fotografie, album e video di fotografi come Gianni Berengo Gardin, Max Alpert, Salgado, Vincent Fournier, Cartier-Bresson, Brian Griffin, Florian Maier-Aichen, Man Rey, Dorothea Lange, Gabriele Basilico, Thomas Demand, W. Eugene Smith, Thomas Struth, Paolo Woods, Gabriele Galimberti e molti altri.

La mostra, proprio per la sua complessità, è strutturata in 53 capitoli dedicati ad altrettanti concetti illustrati dalle opere rappresentate. L’intero argomento richiede un elenco di termini non sempre esaustivi, vista la portata di professioni, tematiche, funzioni, valori ripresi dal mondo del lavoro.

La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi e che permette di mettere in rilievo un sistema concettuale  che dalla A di “Abandoned” arriva fino a W di “Waste”, “Water” e “Wealth” (le parole che cominciano con la Z sono rare in inglese). L’alfabeto rappresenta uno strumento che vuole indicare i punti di interesse e le zone più intense con le quali si fa luce il senso di ogni immagine. Il lessico visivo evoca connessioni e interazioni che possano stimolare considerazioni più ampie: lungo il percorso espositivo in nero sono indicate le tematiche affrontate specificamente nelle opere presentate, in chiaro quelle che rimandano a un pensiero critico ulteriore.

La fotografia documentaristica incontra l’arte concettuale; gli antichi processi di sviluppo e di stampa su diversi tipi di carta fotografica, come la tecnica all’albumina si confrontano con le nuove possibilità offerte dagli sviluppi tecnici e dalla innovazione digitale e inkjet; stampe dominate dal nero profondo affiancano opere dai colori vivaci. Sul piano temporale, solo al XIX secolo è stata dedicata una sezione legata alle fasi iniziali dell’industrializzazione e della storia dell’arte della fotografia. L’importanza del tema del lavoro, i capolavori che lo mostrano e la loro qualità offrono una opportunità unica di osservazione e riflessione.

Scritto da LR