Dopo le mostre di Kate Dunn e Roy Claire Potter, la Galleria A plus A continua il ciclo di personali con Ruth Beraha. L’artista, nata a Milano, vive e lavora a Bologna e recentemente le è stata assegnata una borsa di studio dalla rinomata Pollock – Krasner Foundation.
Il titolo della mostra We will name her Tempest richiama sia il timore di distruzione che la meraviglia, sentimenti in antitesi, ma non in contraddizione quando si tratta di un fenomeno come quello della tempesta, forza che distrugge e che porta a nuova vita.
Con questo pensiero di fondo Beraha crea un luogo immaginario in cui il visitatore si aggira tra rovine costituite da opere scultoree, suggestionato da apparizioni, suoni e voci provenienti dalle immersive installazioni sonore. Lo spazio si trasforma in un luogo di culto, in cui l’autrice si fa iconoclasta.
La mostra è anche una fuga per Beraha, un riparo dallo sguardo incessante della società e una riflessione sul potere delle immagini, che nell’epoca del loro più grande abuso ci consumano, a poco a poco.
Scritto da Samantha Chia