Con un presente così frammentato e un futuro così incerto, chissà che non ci rimanga altro che rimettere insieme i pezzi e ricomporre realtà passate riscrivendole, montare parti di memoria e post-produrre pensieri sotto forma di immagini.
Ci sono allora operazioni, come quella di tagliare e ricucire i ricordi, che possono dare vita ad una realtà inaspettata, non proprio utopica perché non ambisce a nuove prospettive future, ma comunque in grado di rileggere la narrazione storica, codificata secondo nuove forme, in una sorta di metopia: un’illusione che ci costringe a instante di smarrimento e stupore, incapaci di tracciare e localizzare l’immagine.
Le tre sezioni del lavoro dell’architetto Luca Galofaro, in mostra alla Fondazione Pastificio Cerere a San Lorenzo, procedono quindi per intervalli mnemonici, tra fotografie e ritagli di cartoline, che abbracciano tempi diversi e storie eterogenee, dando vita a visioni e paesaggi onirici, tenuti insieme da due strumenti qui indispensabili: la tecnica del montaggio e l’utilizzo dell’archivio. Un’opera potenzialmente inesauribile perché composta di trovamenti e incontri accidentali, capace di scuotere la storia e renderla più vicina, non ora e non qui, ma da qualche parte nei sogni.
Scritto da Emiliano Zandri