Eutopia: uno spettacolo per pochi spettatori. Uno spettacolo?
Andiamo con ordine, arriviamo al Teatro della Triennale e al posto di essere condotti nel solito luogo, dove per l’appunto si trova la sala, entriamo in un altro spazio. Una stanza con al centro un tavolo da gioco e tutt’intorno, a semicerchio, postazioni con tre o quattro sgabelli, una luce e un tavolino con sopra delle cartelline. Il gioco inizia, il duo di Trickster-p, formato da Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl, ci presenta alcune regole.
Ci sono 4 categorie, piante, funghi, animali, esseri umani, rappresentate da dei tasselli colorati che man mano dovranno essere posizionati, dai vari gruppi, sulle caselle del tavolo centrale. Ogni tassello ha delle regole che il pubblico scoprirà solo giocando e ad ogni ciclo le varie categorie acquisteranno o perderanno dei punti vita a seconda del posizionamento.
Dopo qualche turno si scopre che ogni gruppo ha un obbiettivo da perseguire, un obbiettivo segreto (tipo quello di Risiko, dalla distruzione del mondo alla conquista di nuovi territori). Infine viene posto anche uno scopo comune: la salvezza di questo nuovo universo in un equilibrio tra tutte le categorie. Ecco dunque la scelta del pubblico, seguire il proprio obiettivo o salvare il mondo e collaborare con gli altri gruppi?
Ormai sono passati 60 minuti dall’ingresso in quella sala e gli spettatori, partecipanti, si fanno sentire, c’è chi indignato dice: “dobbiamo salvare il mondo” o chi in disaccordo non dice niente e persegue il suo obiettivo segreto. È solo un gioco si potrebbe pensare, non importa se l’ecosistema crolla…eppure questo pensiero ha qualcosa di sbagliato, gli elementi coinvolti sono così realistici e vicini a noi, al nostro mondo, che non si può non pensare in termini reali, sebbene il titolo del gioco sia: Eutopia.
Alla fine ci piace pensare che noi il nostro nuovo mondo lo abbiamo salvato, abbiamo scelto la vincita comune, salvare Eutopia e non il nostro personale ed egoistico obiettivo.
Voi cosa avreste fatto?
Avete tempo fino al 5 maggio per rispondere a questa domanda e andare al Teatro della Triennale.
Scritto da Francesca Rigato