Le band con cui sono cresciuto hanno preso gusto a riunirsi dopo vent’anni. Nel caso degli Slowdive, le ragioni perché questo ritorno fosse cosa buona e giusta partivano (sulla carta) da un aspetto puramente emotivo per arrivare (nella pratica) a una resa sul palco pazzesca. Che Halstead, degli Slowdive chitarra e voce, suoni di nuovo a Roma dopo l’anno scorso, è – anche in questo caso – un ritorno che per me sa di miele: Neil non ha mai provato a rifilarci quello che di lui già sapevamo e, da solista, ci ha aperto un’altra porta nel suo intimo – che dallo shogaze é lontano anni luce – intriso di folk drakeiano. Stasera ci ritroveremo di nuovo di fronte a un pezzo di storia, nella magnifica cornice delle Church Sessions.
Scritto da Andrea Morello