Napoli, 2022. Per le strade della città, o per essere più precisi, “miezz’a via”, si aggira ormai da qualche anno, alla ricerca di nuovi suoni, un individuo incappucciato con il volto coperto da un foulard, a metà fra un ultras e un monaciello. Il suo nome è Liberato e sulla sua identità, dicerie e piste fantasiose e improbabili a parte, si conosce poco altro. A parlare è la sua musica e questo ci basta per collocarlo, di diritto, tra gli artisti più interessanti e innovativi dell’attuale panorama italiano; le produzioni dell’artista partenopeo infatti, sono la sintesi perfetta di ciò che Napoli rappresenta musicalmente da più di cinquant’anni: un vero e proprio meticciato sonoro che ha fatto della tradizione e della lingua napoletana il punto di partenza per l’approdo alla contaminazione. Liberato, sul palco dell’Ippodromo di Milano, tra sintetizzatori immersi in suggestioni trap e rhythm and blues, Cicerenelle “bone e belle” e la sua voce quasi metallica in continuo dialogo tra passato e futuro, napoletano e ‘miricano, sarà il regista indiscusso di tutto questo.
Scritto da Marco Mascolo