Alchemilla apre le sue porte al pubblico per l’esposizione conclusiva della residenza-studio che Luca Campestri ha svolto dal 1 luglio al 1 settembre all’interno degli spazi di Palazzo Vizzani, sede dell’associazione bolognese. La residenza, a cura di Gino Gianuizzi, è stata realizzata con il contributo di Fondazione Zucchelli nell’ambito del Concorso Zucchelli 2022, dedicato a studenti e studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Il lavoro che Luca Campestri ha condotto durante i mesi di residenza si edifica attorno ad alcuni temi, fondanti nella sua pratica, che l’ambiente fortemente connotato di Palazzo Vizzani ha plasmato e supportato: tra di essi l’idea di spettro in quanto presenza parziale (né viva né morta), e i temi adiacenti di infestazione, coercizione ed esplorazione interiore, che fanno sì che l’esperienza dell’open studio si conformi come l’esplorazione di un mindscape popolato di catalizzatori narrativi frammentari. La presenza infestante – divisa tra corporeità ostile, coercitiva e lacerante, e fisicità parziale, compromessa – delle opere-ambiente fa riferimento al concetto, centrale nella sua produzione, di hauntology. Il concetto derridiano indica la dimensione virtuale di ciò che non è più ma continua a manifestarsi nella realtà e ciò che non è ancora ma i cui effetti precedono la messa in atto: tali le modalità dell’essere hauntologico, diviso tra coazione a ripetere e disgregazione mnemonica. L’artista ha dunque realizzato degli ambienti all’interno dei quali opere fotografiche dotate di una presenza installativa si vincolano in maniera indissolubile alle sale di Palazzo Vizzani. Campestri si è inserito nelle sale di Alchemilla innestandole e legandovi le sue opere, infestandone gli spazi nel tentativo di evocare una dimensione di soglia, un’eterotopia ambigua quanto la categoria di spettro.
Scritto da LR