Tutti conoscono @iconografiexxi, fondato da Mattia Salvia. C’è chi lo segue da subito, chi ha visto il profilo bannato e quant’altro, chi ha preso immediatamente le prime fanze, chi ancora lo pronuncia arbitrariamente come vuole: iconograficsi. Noi non ci badiamo.
Nello spirito del profilo d’analisi di “ciò che non avrebbe dovuto esistere” a oggi e invece eccolo qui che spunta pressoché in ogni dove, esiste una strana scala di valutazione che mescola lo sbigottimento, la risata e la disperazione. Lì, tra le bizzarrie di internet e i divertissement, i meme e i sincretismi, lo Stato Islamico con le Adidas e culti della personalità eclatanti a capo di svariati stati, con cani dorati eretti a statue di troppi metri e hit musicali dedicate a droni da guerra, per non parlare dei dinosauri in 3d motion che parlano al pubblico per la COP26 – e potremmo continuare a elencare a frotte – Iconografie ha trovato sotto al weird della politica e dei movimenti sociali, dei conflitti e della comunicazione guerresca, uno spettro emotivo che spazia dall’ansia totale, al sentore di fine-del-mondo, al ridacchio dell’assurdo. Weird, direte voi. Dissonanze cognitive direbbero altri, bias altri ancora. Ma insomma, questo è il nostro presente, ed è un casino. Altro che “fine della storia”. Ma noi che siamo degli anni Novanta l’avevamo capito già dai primi Duemila che Fukuyama c’aveva preso per il culo.
Tutto questo per dire che Iconografie torna a Milano con la seconda edizione del festival dedicato: Soglie. Perché da qui a qualche mese tutto cambia. Due giorni e mezzo di talk e dibattiti sugli aspetti più turpi dell’ultimo anno – e degli ultimi mesi – che non si può che descrivere, con un eufemismo, intenso. Pandemia, guerra in Europa, crisi energetica e di conseguenza inasprimento della crisi ecologica, inflazione e crisi economica mai vista, ribaltamenti egemonici e crollo dell’idea di globalizzazione con relativa ritenzione e frammentazione dello spazio globale, insomma: auguri a tutti. Non è catastrofismo amici, non lo è più: è schietto realismo.
Trovate il programma per intero qui, andateci per lo sgomento e per avere qualche attrezzo in più nei prossimi mesi. La prima talk sarà proprio con Mattia Salvia assieme a George Hoare (host, Aufhebunga Bunga podcast, co-autore di “The End of The End of History”) e Valerio Mattioli (NERO).
Scritto da Giacomo Prudenzio