Mi trovo a scrivere del concerto di Mary Lattimore ed Eric Chenaux in un pomeriggio d’autunno insolitamente caldo, in uno scenario da natura estiva che fatica ad assumere le tinte tipiche della stagione in corso. Fuori dalla mia stanza milanese il mondo è immerso nel suo perenne e vorticoso regolamento di conti contro il tempo. Ascoltando attentamente i due artisti che si esibiranno per nostra fortuna allo Spazio Teatro89, mi rendo conto che lo spazio per la contemplazione dura e pura nella cornice della nostra quotidianità si è fortemente ridotto poiché minato da continui stimoli, principalmente superficiali, di cui siamo vittime inconsapevoli. Ascolto, silenzio, assenza di pensieri e distrazioni: sono invece questi gli ingredienti necessari per immergersi nel paesaggio sonoro e profondo affrescato dall’arpa di Mary Lattimore da una parte e nel susseguirsi di accordi non convenzionali che oscillano tra jazz e psichedelia della chitarra di Eric Chaneaux dall’altra. Prima ho parlato di “fortuna” e lo ribadisco a gran voce, perché mercoledì 2 novembre si alterneranno sul palco due filosofie musicali con un gran denominatore comune: guidarci nell’affascinante impresa di rompere le barriere dell’ascolto convenzionale per favorire l’abbandono a una forma di emotività pura che scopriremo di aver messo forse da parte per troppo tempo.