Ho sempre pensato che se mai Dennis Rodman avesse deciso di mollare sul più bello l’Nba per darsi alla musica, avrebbe dato vita a un progetto molto molto vicino a quello di Mykki Blanco. I due si assomigliano fisicamente, hanno la stessa facilità nel presentarsi con capelli di colori improbabili e a tatuarsi in ogni cm di corpo disponibile, e sulla loro fluidità gender si potrebbero scrivere interi libri pieni di aneddoti ai confini della realtà (e legalità). Mykki fa parte di quell’ondata queer che ha dato una bella svecchiata al mondo hip hop e black, ponendosi agli antipodi rispetto a certe derive trap machiste. La sua ultima evoluzione varca i confini della distruzione dei confini di genere e della combinazione tra stili rap con elementi di noise, musica da club e performance art radicale. E dal vivo è un tornado tutto sudore, addominali e paillette.
Scritto da Hattori Hanzo