Tim Hecker torna dopo 10 anni all’Auditorium San Fedele di Milano con il suo ultimo album No Heighs, nel terzo appuntamento autunnale della rassegna INNER SPACES.
In apertura, l’ascolto di tre brani tratti dall’album Sound Characters (Making The Third Ear) della compositrice statunitense Maryanne Amacher, in vita allieva di Stockhausen. I brani scelti si pongono come un caposaldo dell’ambient stratificata complessa, frutto della sua ricerca sulle frequenze percepite dall’orecchio umano come otoacustiche.
Canadese d’origine, Tim Hecker ha accumulato durante il corso della sua carriera una notevole quantità di LP, oltre che alcune parentesi come produttore di colonne sonore per film e televisione (Infinity Pool, The North Water). Avendo lavorato su linee parallele a quelle dell’IDM dell’inizio dell’anni 2000 (l’influenza degli Autechre, nella sua produzione, è evidente), rappresenta a tutti gli effetti una figura di riferimento per il genere ambient contemporaneo.
Tuttavia, con No Heighs, Hecker si pone esplicitamente come antagonista della popolarità raggiunta dal genere di cui sulla carta sarebbe promotore; la sua tesi è quella per cui l’ambient è divenuto un mero sottofondo, funzionale alla maggior parte delle attività lavorative informatizzate, non offrendo, inoltre, niente di diverso rispetto alla Muzak per ambienti degli anni ’60 e ’70 (di cui, va ricordato, Brian Eno prese le distanze proprio per dare vita all’ambient come la conosciamo oggi).
È un’intuizione non errata. Se l’ambient sta vivendo un periodo d’oro nel secondo decennio nel nuovo millennio, è anche perché durante i vari lockdown che hanno accompagnato il periodo pandemico se n’è riscoperto il carattere di efficienza, strumentalizzando le composizioni a favore della produttività. Un addomesticamento dell’arte, meno velato rispetto ad altre circostanze, da parte del capitale. Hecker dispone la navigazione di un’elettronica che non assecondi un ascolto passivo, ma che anzi amplifichi l’esperienza umana, aggiungendo sfumature al tangibile. In quest’ottica, l’Auditorium San Fedele non può che essere uno spazio principe per la migliore fruizione di No Heighs.
Scritto da Beatrice Atzori