Prendete la metro rossa, scendete a Sesto San Giovanni, e varcate la soglia della Galleria Campari, che, in un grande palazzo di mattoni rossi piuttosto scenografico già di per sé, conserva la storia del cordiale nato nel 1860, e tuttora bevuto in tutto il mondo. Tutti i fine settimana fino al 30 aprile 2024, oltre al percorso permanente, si può visitare la mostra temporanea Bar stories on Camera, frutto della proficua collaborazione tra Campari e la storica agenzia fotografica parigina Magnum.
Si sviluppa in quattro spazi, è allegra e leggera grazie alla mescolanza di materiali eterogenei, sebbene protagoniste indiscusse siano le fotografie, exhibition print di originali conservati negli archivi di Campari e di Magnum. Il soggetto è il bar, con tutto ciò che vi passa dentro, intorno, attraverso, tra i tavolini, dalle vetrine al bancone. Dal 1915, anno dell’apertura del Camparino, all’angolo tra Piazza Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele, il bitter Campari si è diffuso nei locali di tutto il mondo, e, nel frattempo, il bar è rimasto uno dei focolai preferiti per coltivare la nostra socialità, dal caffè all’aperitivo. Tutta questa vita quotidiana è raffigurata dalle fotografie esposte, che coprono un arco cronologico ampio, e un’altrettanto ampia rosa di temi: dalla moda, nei look di un gruppo di ragazzi e ragazze in un bar di Chelsea, Londra, nel 1967, al mondo dell’arte, che si dava appuntamento nei cafè della Costa Azzurra nei primi decenni del Novecento – cercate la bellissima Françoise Gilot – fino alla storia della grafica e della gastronomia. La mostra è completata da libri antichi dedicati ai drink, sifoni, bicchieri e menù vintage.
Con la stessa agile metro rossa tornate in Duomo a prendere un aperitivo al Camparino in galleria: chissà che tra cent’anni non diventiate protagonisti di uno scatto in una mostra fotografica dedicata alla storia del Campari.
Scritto da Irene Caravita