Detroit come città post industriale, come caposaldo dell’automobile, ma, soprattutto, della techno. E già, la techno di Detroit, quante volte avrete sentito o pronunciato questa espressione? La techno di Detroit, quella di cui Juan Atkins è il fiero pioniere e sicuramente tra le figure più influenti della scena, già dai primi anni ottanta, quando cominciava a muovere i primi passi come Cybotron, come Model 500, fino alle ultime collaborazioni con Moritz Von Oswald. Jazz e soul sono state sempre componenti vitali per Detroit, tanto importanti quanto il clangore viscerale dell’industria automobilistica, e, vuoi o non vuoi, tutti questi elementi rappresentano un po’ il telaio musicale di Atkins, che ha contribuito a rafforzare l’introito cosmico e circolare del jazz sull’elettronica. Quello che ne vien fuori è qualcosa di lussuoso e profondamente coinvolgente, in un continuo saliscendi di robo-funk accelerato e campioni jazz mandati in loop, mentre in superficie continua a graffiare la techno.
Scritto da Fabrizio Melchionna