La storia della cultura americana è piena di grande musica e grandi musicisti, grandi scrittori e grande letteratura, persino grandi fumetti e grandi supereroi. In quale categoria collocare William Henry Marcus Miller Jr, bassista e compositore che ha prestato il suo ingegno a un numero quantomai corposo di artisti degli ultimi cinque decenni, sembrerebbe tutto sommato ovvio. Invece non lo è, perché Marcus Miller è un supereroe. Perché quanto ha fatto Miller è abbastanza noto: ha scritto e suonato “Tutu” insieme a Miles Davis; ha spinto la tecnica dello slapping oltre i livelli dell’eccellenza; ha sdoganato l’uso del basso fretless dove nessuno mai si era azzardato; ha pure ideato e condotto un magistrale programma radiofonico sulla storia del jazz. Tanta roba, uno potrebbe pensare, eppure poco o nulla rispetto a quello che si può immaginare che Marcus Miller possa fare, sempre che non lo abbia fatto davvero. Ecco una lista: ha usato il suo basso come cannone fotonico sventando, grazie alle onde sonore, una pioggia di meteoriti; ha volato intorno alla Terra più volte in pochi minuti, correggendone il moto rotatorio in crisi; ha sventato ripetutamente dei distruttivi risvegli di Godzilla; ha usato le corde del basso per prolungare binari di treni prossimi al deragliamento; ha spento incendi, fermato bufere, sconfitto supercattivi. Perché Marcus Miller, che un tempo era soprannominato appropriatamente “Superman of soul“, non è un musicista, bensì un supereroe. E se anche dopo aver letto questo articoletto, o dopo averlo visto in concerto, continuerete a non crederci, beh, non sarà che un’ulteriore prova in suo favore: il primo segreto di ogni supereroe è la capacità di non farsi riconoscere.
Scritto da Filip J Cauz