Statement perentorio per cui basta soltanto una parola: FUTURES. Rigorosamente al plurale – perché non si sa mai, ed è giusto tenere gli orizzonti più aperti possibile –, seppur sia chiaro e notorio che le tonalità oleose, scure e cangianti che strizzano l’occhio alla distopia siano ormai da qualche tempo il sale di ogni futures. Non più insomma il sogno e l’utopia contro il futuro, ma la strenua consapevolezza che lo sbobinamento del tempo sarà di certo una merda (it’s Capitalsim, darling) e che con quelle inclinazioni cupe e asfissianti, fatte di velocità melmose e irrefrenabili, bisognerà in qualche modo – e prima di tutto – venire a patti.
Ovviamente e manco a dirlo: i generi espressivi si accodano a questi toni. Non c’è espressione che non sia figlia del suo tempo – al limite, come diceva qualcuno, è pensata e creata per «Un popolo che ancora non c’è». E anche se quest’epoca è stata chiamata in svariate maniere, diverse se non troppe (per alcuni) sono motori tellurici per cuori di tormalina: neri come la pece, nutriti a catastrofismi e disastri, neo-medioevi, pessimismi ed ecologie oscure.
Le sonorità giuste insomma sono oggi quelle che affondano negli anfratti più sensibili delle coclee, sbatacchiando teste e pensieri in laghi cerebrali profondi e imperturbabili come il petrolio.
Ed eccoci a FU.ME, che vi avevamo raccontato più o meno negli stessi toni per il Carnival ResisDance in Torchiera, lo scorso febbraio. Lì partivamo dall’indubbia inclinazione sonica al cyberpunk, che nella cascina occupata milanese più eroica e assetata di sempre stava come la ciliegina sulla torta per la compresenza dell’archivio dell’Antonio Caronia.
Visualizza questo post su Instagram
Con FUTURES i ragazzi dell’etichetta electro-milanese assieme a S7lab assisterete attoniti a sonorità ibride tra rap, new wave, techno ed elettro, con Deriansky b2b TMT (hybrid set), Al paino, Lorenzo Nari, Dj 20134, Rafal s, Eurospeed, GKHP e Stefano Memia.
Sono molti, e per non stare a raccontarveli tutti (diversi li conoscerete già, e se non è così pentitevi), vi scriveremo un’opera folle e suggestiva in un paragrafo:
Brani di intemperie a metà tra jungle e strilli tarzanici che paiono udirsi in pozzi petroliferi, ed evolvono indisturbatamente in linee elettroniche da videolud(d)simo, che altrimenti descriveremmo per immagini così: come una minestra tra le linee d’accelerazione di quel culto filmico di Tron, i metaversi ludici da suburbs di Ready Player One e la specie di rave goano tenutosi a Zion in Matrix Reloaded. In altre circostanze, troverete sitar elettronici che vibrano per un poco, quel giusto che basta per avere l’impressione fugace di una trascendenza finché tutto d’un tratto s’evocano le line basse e oscillatorie dell’IDM da battaglia, condite su barre da carotaggio psicodrammatico che meglio d’ogni altra cosa mettono a parole quel grime melmoso dell’animo urbano.
Viva FUTURES. L’unico salvagente per annegare meglio è il biglietto al seguente LINK.
Scritto da Giacomo Prudenzio
